A giugno 2021, l’Associazione WWF Lecco, in collaborazione con i Dipartimenti di Bioscienze e di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, e dal Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentari dell’Università degli Studi di Padova, ha lanciato il questionario “Biodiversità e Impollinatori”, con lo scopo di contribuire ad un progetto scientifico mirante alla salvaguardia della biodiversità e degli impollinatori. Lo scorso 21 ottobre il Dott. Alberto Chirico si è infatti laureato in Scienze Naturali, con una tesi dal titolo "Percezione pubblica e conservazione: un questionario online sugli insetti impollinatori", relatrice Prof. Morena Casartelli, correlatore Dott. Marco Bonelli, del Dipartimento di Bioscienze dell'Università degli Studi di Milano. L’obiettivo del lavoro di tesi è stato quello di indagare, tramite lo sviluppo e la diffusione del questionario online, le conoscenze della popolazione residente in Italia sugli insetti impollinatori, le minacce a cui questi animali sono esposti e la consapevolezza dell’importanza della loro protezione, al fine di ottenere dei dati che possano essere utili in futuro per rendere maggiormente efficaci attività di divulgazione su questi temi e progetti di conservazione in favore degli insetti pronubi selvatici. Il questionario proposto sul sito WWF Lecco ha raccolto le risposte di 1.151 persone in tre mesi. Le risposte sono state registrate in una matrice di dati, successivamente elaborati ed analizzati tramite tecniche di statistica descrittiva e referenziale. La tesi di Alberto si è focalizzata su analisi preliminari dei risultati ottenuti, e nel corso del suo lavoro ha sviluppato un testo contenente considerazioni ed approfondimenti relativi alle domande proposte nel questionario. Il lavoro di tesi di Alberto Chirico rappresenta il primo studio che testa le conoscenze della popolazione italiana sugli insetti impollinatori, le minacce a cui questi animali sono esposti e la propensione alla loro protezione, al fine di ricavare dati utili per migliorare l’efficacia di futuri progetti di conservazione e le attività di divulgazione a favore di questi importantissimi animali. Considerazioni e approfondimenti Di seguito vengono riportate considerazioni e approfondimenti per quelle domande del Questionario che prevedevano risposte aperte o risposte multiple, ma non per quelle in cui il partecipante doveva rispondere con un semplice SI/NO, perché queste risposte erano volte soltanto a valutare conoscenze specifiche, così come per quelle che si riferivano a valutazioni o esperienze personali e per quelle relative alle informazioni anagrafiche. Quando opportuno, e con l’obiettivo di avvicinare il grande pubblico alla ricerca, nelle risposte vengono citate anche pubblicazioni scientifiche in modo da supportare le affermazioni fatte. N.B.: I dati completi raccolti verranno elaborati al fine di produrre un articolo scientifico, che verrà poi divulgato, rendendo disponibili tutte le risposte alle domande poste nel questionario.
Da anni WWF Lecco collabora con il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Valpredina, una struttura realizzata dal WWF Italia che ha lo scopo di recuperare animali selvatici feriti o in difficoltà per curarli e rimetterli in libertà, svolgendo questo servizio in convenzione con Regione Lombardia e con bacino di utenza le provincie di Brescia, Bergamo e Lecco. Nel corso della giornata di sabato, WWF Lecco ha provveduto al trasporto da Valpredina di tre esemplari di gheppio e quattro giovani civette, curati dai veterinari del CRAS e pronti alla reintroduzione in natura. La liberazione è avvenuta nell’area protetta del Parco regionale del Monte Barro, nella zona di San Michele. Il gheppio (Falco tinnunculus) è un piccolo rapace diurno, della dimensione di un piccione, che predilige ambienti aperti, praterie, boschi, ma che spesso nidifica anche in città. È un eccellente cacciatore, in particolare di piccoli passeriformi, lucertole, piccoli serpenti, e micromammiferi. Spesso lo si vede in attesa di prede sopra tralicci, cavi dell’alta tensione, o sui rami sporgenti lungo strade o sentieri. È caratteristica la sua capacità di restare quasi immobile in volo in un punto, sbattendo rapidamente le ali e osservando il suolo in cerca di prede, assumendo una forma conosciuta come “spirito santo”. È l’unico piccolo rapace nelle nostre regioni con questa capacità, che ne permette l’identificazione certa anche da molto lontano. La civetta (Athene noctua) è anch’esso un piccolo rapace, ma con abitudini prevalentemente notturne. È lunga poco più di 20 cm, con un’apertura alare di 60cm e un peso che oscilla tra i 100 e i 200 grammi. Anche la civetta si ciba di piccoli roditori, rettili e grossi insetti, cacciando solitamente le sue prede al suolo partendo da un posatoio. Nidifica in cavità come vecchi alberi o nicchie nei muri. L’area protetta del Monte Barro, con boschi maturi e cascinali, spazi aperti e zone ad agricoltura mista, è un habitat ideale per queste due specie, che ci si augura possano trovare le condizioni idonee per riprodursi e contribuire alla biodiversità del Parco.
Eccoci pronti con la consegna di 34 batbox (casette nido per pipistrelli), commissionate tramite la Cooperativa Demetra, per il Comune di Besana Brianza.
Le casette per i pipistrelli verranno posizionate sul territorio comunale, dietro supervisione di un nostro esperto, con lo scopo di favorire il ritorno e l’insediamento di questi piccoli mammiferi e combattere in maniera naturale la presenza di zanzare rispettando l'ambiente. In una notte, infatti, un pipistrello riesce a mangiare fino a 2mila zanzare. Si tratta di materiale di autoproduzione WWF Lecco. Il lecchese Michele Butta, attivista del WWF Lecco, si è laureato in Produzione e protezione delle piante e dei sistemi del verde, con la brillante valutazione di 110 e lode, con una tesi sull’utilizzo del polline di Osmia cornuta per la valutazione dello spettro pollinico e del contenuto di inquinanti. Si tratta di uno studio pionieristico in questo campo sul territorio lecchese, e uno dei pochi sinora accertati a livello internazionale. L’attività di ricerca si è sviluppata nell’ambito del progetto BarroBugBox, promosso da WWF Lecco in collaborazione di Parco Regionale Monte Barro e Apilombardia (Associazione Regionale Produttori Apistici), con il contributo di Cooperativa La Popolare – CONAD e con il Patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Lecco, ERSAF Lombardia e CCIAA Lecco. Le api domestiche e gli altri impollinatori sono indispensabili per preservare i nostri ecosistemi e la biodiversità. Fino a un terzo della nostra produzione alimentare e due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall'impollinazione da parte delle api e di altri insetti. Tuttavia la loro stessa esistenza è minacciata dalla costante contaminazione da pesticidi e dalla perdita del loro habitat a causa dell'agricoltura industriale Il progetto BarroBugBox è un’iniziativa del WWF Lecco finalizzata allo studio e alla salvaguardia degli impollinatori selvatici (api solitarie, diverse dalle più note api mellifere) e del loro habitat naturale, con il posizionamento di casette artificiali per favorire la presenza di questi insetti e di strutture per la raccolta e l’analisi dei pollini. L’attività di Michele Butta si è svolta negli anni 2017 e 2018 all’interno dell’area protetta del Parco Regionale del Monte Barro, raccogliendo il polline depositato appunto dalle api selvatiche in strutture apposite (nestblock o beehive), disposte nei vari ambienti del Parco, ad altitudini diverse e in diversi contesti, per raccogliere informazioni sullo stato di salute dell’ambiente. Il materiale prelevato è stato sottoposto ad analisi palinologiche presso laboratori indipendenti, che hanno messo in evidenza da quali gruppi di piante questi insetti prelevano il nutrimento per la prole. Ne è emerso che la maggior parte proviene sorprendentemente da piante anemofile, ovvero specializzate nella dispersione di polline tramite il vento. Il materiale è stato analizzato e valutato anche per la presenza di tredici elementi potenzialmente tossici per l’uomo, gli insetti stessi e l’ambiente in generale, tra questi figurano diversi metalli pesanti, alcuni dei quali (arsenico, ferro, piombo e cromo) hanno mostrato valori maggiori rispetto alla tendenza mostrata in altri articoli scientifici, ma le cause all’origine di questi livelli sono ancora da accertare.
In generale questo studio ha gettato le basi per interessanti sviluppi futuri che abbracciano più settori disciplinari, e potrebbe rivelarsi un nuovo metodo per la rilevazione dell’inquinamento ambientale.
Come operano i volontari?
Nell'area del Moregallo sono state posizionate barriere di plastica in entrambi i lati della strada o appena dentro il bosco, in modo da bloccare si la discesa che la successiva risalita dei rospi, che non sono in grado di scavalcarle, ed evitando così che finiscano in strada schiacciati dalle auto.
Cosa serve?
Soprattutto buona volontà!...
Assolutamente indispensabile giubbetto catarifrangente, un secchio e una torcia a batteria, meglio se ricaricabile e di media potenza. Sono consigliati scarponcini leggeri e possono essere utili un paio di guanti leggeri. I rospi si muovono maggiormente nelle serate calde e umide, ancor di più con la pioggia, quindi è bene portarsi anche un impermeabile e degli stivali in caso di brutto tempo, perché spesso sono le serate in cui c'è più da fare. Come ci si organizza?
Per facilitare le operazioni di coordinamento è preferibile che chi vuole dare una mano si metta a disposizione per un giorno fisso a settimana (chi vuole può farne anche 2 o 3, non è vietato) per tutto il periodo, che grosso modo andrà avanti per 5/6 settimane.
Di seguito i riferimenti dei coordinatori per le varie sere, a cui far riferimento per le presenze e a cui dare i dati a fine serata.
Visualizza Operazione Salvataggio Rospi del Moregallo (LC) in una mappa di dimensioni maggiori Grande pubblico presso la Sala Conferenze di API Lecco, per l’evento di presentazione del libro “I figli del bosco”, organizzato dalla sezione WWF di Lecco. «Devo ringraziare chi ha contributo al successo di questa bellissima serata – ha esordito il Presidente Lello Bonelli – che ha avuto come obiettivo quello di far meglio conoscere uno splendido animale quale è il lupo, uno dei simboli dell’impegno WWF per la tutela della natura in Italia.». La serata è stata organizzata con il CAI Lecco, in quanto il Club Alpino Italiano è ente sostenitore nel progetto Life WolfAlps e contribuisce al gruppo di lavoro internazionale che lavora con l’intento di organizzare una gestione coordinata della popolazione alpina di lupo. Significativo anche il patrocinio di Provincia e Comune di Lecco e dei Parchi Regionali della Grigna Settentrionale e del Monte Barro. Non meno importante il contributo dello sponsor della serata, il negozio “Nella Vecchia Fattoria” di Oggiono. Assente giustificata per un improvviso impegno il Consigliere Nazionale WWF Elisabetta Dami, scrittrice di libri per ragazzi, nota per essere la creatrice del personaggio Geronimo Stilton, ha comunque fatto pervenire un messaggio di saluto in cui in cui ha espresso la speranza di «potere presto venire a trovarvi a Lecco, per visitare il meraviglioso Parco del Monte Barro… Al WWF Lecco e al suo Presidente, Lello Bonelli, ho promesso un piccolo racconto che parli delle bellezze del vostro territorio, per il quale tanto vi impegnate con entusiasmo e costanza. ». ![]() Enzo Mauri, Direttore della Riserva Naturale e Oasi WWF di Valpredina, ha illustrato l’impegno del WWF Italia per la tutela del lupo, una specie che è già stata negli anni ’70 sull’orlo dell’estinzione con appena 100 esemplari in tutta Italia: «Grazie alla battaglia intrapresa dal WWF con l’operazione San Francesco oggi in Italia vive una popolazione minima stimata di 1500 lupi sull’Appennino e circa 250 lupi sulle Alpi. La specie in ripresa, ma non può essere ritenuta fuori pericolo nel territorio nazionale a causa della persistenza di minacce quali l’ibridazione con il cane, il bracconaggio, le collisioni con veicoli...». Enzo Mauri ha poi riportato alcuni dati relativi all’importante Progetto Pasturs, l’iniziativa sostenuta dal WWF volta a facilitare la coesistenza tra i grandi carnivori e le attività di pastorizia. Lo scorso anno sono stati ben 50 i volontari, provenienti da tutta Italia, che hanno trascorso una o due settimane in alpeggio, dopo essere stati formati per conoscere adeguatamente i problemi relativi alla presenza dei grandi predatori nelle zone rurali. Importante in particolare, l’attività svolta per supportare i pastori nella gestione dei metodi di prevenzione più adatti per la riduzione dei possibili danni, come reti elettrificate per la notte e cani da guardiania appositamente addestrati per la difesa di greggi e mandrie. Il tema centrale della serata è stata la presentazione del libro "I figli del bosco", la cui storia è stata presentata in un alternarsi di voci tra l'autore Giuseppe Festa ed Elisa Berti del Centro Tutela Fauna di Monte Adone, sull’Appennino emiliano. Il libro racconta la storia vera di Ulisse e Achille, cuccioli di lupo, trovati in natura e affidati al Centro di Monte Adone. Dopo un periodo di cattività i due lupacchiotti vengono restituiti al bosco e alle regole del branco. Il libro trasforma questa favola realmente accaduta in un racconto tra i boschi e i crinali appenninici: giorno dopo giorno, tra speranze e insuccessi, ricerche e notti insonni in attesa di buone notizie, per arrivare, grazie al ritorno di un lupo verso la natura, a un lieto fine. La storia delle esperienze vissute da Elisa e raccontate da Giuseppe hanno affascinato il pubblico, in un alternarsi di emozioni tra immagini, suoni e filmati di forte impatto. «Il nostro impegno continuerà - ha assicurato Bonelli in chiusura della serata - Il WWF è impegnato perché l'Italia rimanga un Paese per lupi. Lo dobbiamo anche ai tanti bambini presenti in sala questa sera. Dobbiamo rivolgerci proprio a loro, perché diventino futuri individui responsabili, che amino la natura lontana e vicina. Che siano affascinati dagli ambienti naturali di tutto il mondo e capiscano l’importanza di proteggere il lupo o la tigre, ma che si impegnino allo stesso modo per la tutela del gambero di fiume e delle rondini, che rispettino il sentiero che percorrono per una passeggiata nel bosco e si riconoscano in quella che è la mission della nostra associazione: “costruire un mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura”.
Noi apparteniamo alla natura per questo è logico rispettarla, è normale difenderla, è naturale amarla.» ![]() Dopo la pubblicazione di una ricerca mirata alla tutela dei gamberi di fiume, apparsa sulla prestigiosa rivista internazionale di conservazione "Journal for Nature Conservation” (numero di Dicembre 2014) segnaliamo un nuovo studio su questo crostaceo d'acqua dolce, pubblicato sull’ultimo numero di "eco.mont – Journal on Protected Mountain Areas Research and Management", una rivista scientifica particolarmente incentrata sulle aree protette della regione alpina e prealpina. Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes è una specie protetta, tutelata a livello europeo. Una delle cause che stanno determinando la scomparsa dei gamberi nativi (autoctoni) è l’introduzione di specie invasive aliene (alloctone) e la conseguente diffusione di "malattie” da loro trasmesse, come la “peste del gambero”. Il caso di studio, i cui risultati si inseriscono nel contesto del Progetto Gambero di Fiume del WWF Lecco, è infatti stato l’estinzione di una popolazione di gambero di fiume autoctono, avvenuta nel 2013 nel Parco Regionale del Monte Barro a seguito dell’introduzione di una specie americana, Orconectes limosus, e della peste del gambero. Circa una cinquantina di esemplari di O. limosus sono stati verosimilmente prelevati dalle aree a valle dei corpi idrici e introdotte in quelle a monte, dove la specie nativa ancora prosperava, provocandone l’estinzione. Lo studio è stato pubblicato da Marco Bonelli, Raoul Manenti e Davide Scaccini, che hanno evidenziato l’importanza delle aree protette come rifugi per le specie native, sempre più minacciate e confinate in tali aree, unitamente alla necessità di una loro corretta gestione, come riportato anche dall’Editore della rivista, Valerie Braun (http://epub.oeaw.ac.at/?arp=0x00369c67).
Ulteriori studi potranno valutare la possibilità di un’eventuale reintroduzione della specie nativa nelle aree dove questa era presente fino a pochi anni fa per ricostituirne le popolazioni.per modificare. Dal sito eco.mont (link esterno) è possibile scaricare il PDF dello studio. Aviva - assicurazione tra i leader in Europa e presente in Italia dal 1921 - ripete l’iniziativa del Community Fund, un fondo benefico a favore delle organizzazioni non profit attive a livello locale.
Come WWF Lecco abbiamo candidato per un contributo il nostro Progetto BarroBugBox, per la tutela degli impollinatori selvatici. Registrati sul sito Aviva Community Fund e vota il nostro progetto. Non ti costa nulla e con i tuoi 10 voti ci darai una mano a costruite un pezzo di tutela in più per la nostra piccola ma indispensabile biodiversità. Ricordate che Einstein legava al rischio della scomparsa delle api la nostra scomparsa, quindi... VOTATE! Si è concluso sabato 25 febbraio il corso di birdwatching "Ali sulle acque", organizzato da WWF Lecco in collaborazione con il Parco Monte Barro e il CROS (Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta) di Varenna, e dedicato al riconoscimento degli uccelli che frequentano i nostri specchi d'acqua: laghi e fiumi, stagni e paludi. Dopo le tre serate teoriche con i relatori Piero Bonvicini, Antonio Delle Monache e Gaia Bazzi, in cui sono state proiettate foto commentate e disegni utili a distinguere le diverse specie, l'uscita conclusiva si è svolta nella Riserva Naturale del Pian di Spagna, tra i comuni di Gera Lario, Domaso e Sorico, che hanno permesso bellissimi avvistamenti, non solo di avifauna, come testimonia la foto di Stefania Berna... Galleria fotograficaL'album fotografico è disponibile anche nella nostra galleria fotografica Flickr.
Lo scorso anno l’orso polare, quest’anno la tigre, dal WWF Lecco ancora un’importante donazione al WWF internazionale, per i progetti di tutela delle specie a rischio Il più grande felino viventeLa tigre (Panthera tigris) è il più grande felino del pianeta, si distingue per il suo mantello, che varia dall’arancione al giallo-marrone con striature longitudinali nere e marrone scuro, e il ventre bianco. I maschi e le femmine manifestano un comportamento sociale differente: le femmine vivono in gruppo circa 3 anni con i loro piccoli, finché questi non sono cresciuti abbastanza per cacciare le prede autonomamente. Il maschio è un cacciatore solitario. Si ciba prevalentemente di selvaggina e cinghiale. Può ingerire fino a 18 kg di carne in un solo pasto, per poi digiunare anche diversi giorni. Le dimensioni del suo territorio variano a seconda delle prede: in aree con scarse possibilità di caccia un esemplare maschio si muove su una superficie che può raggiungere i 1000 kmq. Da 100.000 a meno di quattromilaOggi questo animale è una delle specie più a rischio di estinzione. Si calcola che delle 100.000 tigri censite inizialmente si sia arrivati a un minimo di 3.200 esemplari. A novembre 2010 il WWF ha lanciato un summit sulla tigre, a San Pietroburgo, durante il quale è stato elaborato un piano di salvataggio della specie, con l’obiettivo di raddoppiare entro il 2022 la popolazione di tigri selvatiche. Nell’occasione I tredici paesi che ospitano le ultime tigri (Bangladesh, Bhutan, Cina, Cambogia, India, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam) si sono impegnati a proteggere meglio l’habitat di questi felini, a contrastare conseguentemente i bracconieri e il commercio con prodotti derivati dalle tigri. La principale minaccia per le tigri è rappresentata dal bracconaggio attività criminale, altamente organizzata, che vale molto denaro, poiché un singolo animale può rendere fino a 50.000 dollari nel mercato nero. Altrettanto drammatica è la progressiva scomparsa dell’habitat della tigre: l’uomo, sempre più alla ricerca di spazio in cui insediarsi, e la silvicoltura e l’agricoltura che non accennano a fermarsi. La foresta tropicale di Sumatra è vittima del disboscamento per far spazio alle piantagioni per la produzione di olio di palma e di cellulosa. Con la scomparsa dell’ambiente naturale si creano reazioni a catena: se la tigre non vive in uno spazio sufficientemente ampio diventa facile preda dei bracconieri. Inoltre, la ricerca di cibo si fa sempre più complessa, poiché riducendo l' estensione della foresta diminuiscono anche le prede. L'impegno del WWF internazionaleSono cinquant’anni, dal 1996, che Il WWF si impegna per la tutela di questa specie: oltre ad attuare progetti finalizzati alla salvaguardia dell’habitat della tigre e interventi per contrastare il bracconaggio, collabora con le popolazioni locali per promuovere attività alternative alla caccia di frodo e alla distruzione della foresta. Nel 2011, per la prima volta in un milione di anni, il numero di tigri è aumentato. Nel 2010 in India si contavano 1.400 esemplari, saliti l’anno dopo a 1.700. Il WWF ha selezionato sette regioni chiave in cui istituire aree protette per le tigri e sensibilizzare la popolazione sulla tutela di questi felini. Per stanare i bracconieri organizza inoltre vere e proprie ronde. Il WWF si batte anche contro il commercio illegale di parti di tigre, la cui domanda è in aumento da quando la medicina cinese tradizionale sta registrando un vero e proprio boom Oggi i dati più aggiornati parlano di circa 3.900 esemplari sparsi tra India, Siberia, Indonesia e Cina sudorientale. Da Lecco 2.000 Euro per la tigreDuemila euro dal WWF Lecco per l’orso bianco lo scorso anno, ora altri duemila euro per sostenere l’impegno del WWF internazionale per la tutela della tigre. Tutti i fondi che riusciamo a raccogliere grazie all’impegno dei nostri volontari viene “reinvestito in natura” -dichiara il Presidente del WWF Lecco, Lello Bonelli- Ci impegniamo e continueremo a farlo per la tutela del nostro territorio: penso ai progetti per la tutela del gambero di fiume e a quelli per favorire la presenza di insetti impollinatori, portati avanti con la collaborazione del Parco Monte Barro, penso all’impegno per contrastare le derivazioni idroelettriche che vanno a distruggere l’ambiente naturale dell’alta Valsassina, alla battaglia contro le follie del teleriscaldamento alimentato a rifiuti che soffocherebbe di inquinanti la Brianza lecchese… ma dobbiamo essere capaci di guardare anche al di là dei pochi chilometri quadrati che ci circondano e quindi di impegnarci, come rappresentanza della più grande associazione ambientalista nel mondo, anche per progetti di più ampio respiro: per favorire l’uso di fonti energetiche rinnovabili o per contrastare il consumo di suolo, per tutelare gli habitat polari dell’orso bianco o quelli asiatici della tigre.”. Il grazie del WWF internazionale...Dear Lello, ...accompagnato da un piccolo "gift" |