Grande pubblico presso la Sala Conferenze di API Lecco, per l’evento di presentazione del libro “I figli del bosco”, organizzato dalla sezione WWF di Lecco. «Devo ringraziare chi ha contributo al successo di questa bellissima serata – ha esordito il Presidente Lello Bonelli – che ha avuto come obiettivo quello di far meglio conoscere uno splendido animale quale è il lupo, uno dei simboli dell’impegno WWF per la tutela della natura in Italia.». La serata è stata organizzata con il CAI Lecco, in quanto il Club Alpino Italiano è ente sostenitore nel progetto Life WolfAlps e contribuisce al gruppo di lavoro internazionale che lavora con l’intento di organizzare una gestione coordinata della popolazione alpina di lupo. Significativo anche il patrocinio di Provincia e Comune di Lecco e dei Parchi Regionali della Grigna Settentrionale e del Monte Barro. Non meno importante il contributo dello sponsor della serata, il negozio “Nella Vecchia Fattoria” di Oggiono. Assente giustificata per un improvviso impegno il Consigliere Nazionale WWF Elisabetta Dami, scrittrice di libri per ragazzi, nota per essere la creatrice del personaggio Geronimo Stilton, ha comunque fatto pervenire un messaggio di saluto in cui in cui ha espresso la speranza di «potere presto venire a trovarvi a Lecco, per visitare il meraviglioso Parco del Monte Barro… Al WWF Lecco e al suo Presidente, Lello Bonelli, ho promesso un piccolo racconto che parli delle bellezze del vostro territorio, per il quale tanto vi impegnate con entusiasmo e costanza. ». Enzo Mauri, Direttore della Riserva Naturale e Oasi WWF di Valpredina, ha illustrato l’impegno del WWF Italia per la tutela del lupo, una specie che è già stata negli anni ’70 sull’orlo dell’estinzione con appena 100 esemplari in tutta Italia: «Grazie alla battaglia intrapresa dal WWF con l’operazione San Francesco oggi in Italia vive una popolazione minima stimata di 1500 lupi sull’Appennino e circa 250 lupi sulle Alpi. La specie in ripresa, ma non può essere ritenuta fuori pericolo nel territorio nazionale a causa della persistenza di minacce quali l’ibridazione con il cane, il bracconaggio, le collisioni con veicoli...». Enzo Mauri ha poi riportato alcuni dati relativi all’importante Progetto Pasturs, l’iniziativa sostenuta dal WWF volta a facilitare la coesistenza tra i grandi carnivori e le attività di pastorizia. Lo scorso anno sono stati ben 50 i volontari, provenienti da tutta Italia, che hanno trascorso una o due settimane in alpeggio, dopo essere stati formati per conoscere adeguatamente i problemi relativi alla presenza dei grandi predatori nelle zone rurali. Importante in particolare, l’attività svolta per supportare i pastori nella gestione dei metodi di prevenzione più adatti per la riduzione dei possibili danni, come reti elettrificate per la notte e cani da guardiania appositamente addestrati per la difesa di greggi e mandrie. Il tema centrale della serata è stata la presentazione del libro "I figli del bosco", la cui storia è stata presentata in un alternarsi di voci tra l'autore Giuseppe Festa ed Elisa Berti del Centro Tutela Fauna di Monte Adone, sull’Appennino emiliano. Il libro racconta la storia vera di Ulisse e Achille, cuccioli di lupo, trovati in natura e affidati al Centro di Monte Adone. Dopo un periodo di cattività i due lupacchiotti vengono restituiti al bosco e alle regole del branco. Il libro trasforma questa favola realmente accaduta in un racconto tra i boschi e i crinali appenninici: giorno dopo giorno, tra speranze e insuccessi, ricerche e notti insonni in attesa di buone notizie, per arrivare, grazie al ritorno di un lupo verso la natura, a un lieto fine. La storia delle esperienze vissute da Elisa e raccontate da Giuseppe hanno affascinato il pubblico, in un alternarsi di emozioni tra immagini, suoni e filmati di forte impatto. «Il nostro impegno continuerà - ha assicurato Bonelli in chiusura della serata - Il WWF è impegnato perché l'Italia rimanga un Paese per lupi. Lo dobbiamo anche ai tanti bambini presenti in sala questa sera. Dobbiamo rivolgerci proprio a loro, perché diventino futuri individui responsabili, che amino la natura lontana e vicina. Che siano affascinati dagli ambienti naturali di tutto il mondo e capiscano l’importanza di proteggere il lupo o la tigre, ma che si impegnino allo stesso modo per la tutela del gambero di fiume e delle rondini, che rispettino il sentiero che percorrono per una passeggiata nel bosco e si riconoscano in quella che è la mission della nostra associazione: “costruire un mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura”.
Noi apparteniamo alla natura per questo è logico rispettarla, è normale difenderla, è naturale amarla.» Dopo la pubblicazione di una ricerca mirata alla tutela dei gamberi di fiume, apparsa sulla prestigiosa rivista internazionale di conservazione "Journal for Nature Conservation” (numero di Dicembre 2014) segnaliamo un nuovo studio su questo crostaceo d'acqua dolce, pubblicato sull’ultimo numero di "eco.mont – Journal on Protected Mountain Areas Research and Management", una rivista scientifica particolarmente incentrata sulle aree protette della regione alpina e prealpina. Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes è una specie protetta, tutelata a livello europeo. Una delle cause che stanno determinando la scomparsa dei gamberi nativi (autoctoni) è l’introduzione di specie invasive aliene (alloctone) e la conseguente diffusione di "malattie” da loro trasmesse, come la “peste del gambero”. Il caso di studio, i cui risultati si inseriscono nel contesto del Progetto Gambero di Fiume del WWF Lecco, è infatti stato l’estinzione di una popolazione di gambero di fiume autoctono, avvenuta nel 2013 nel Parco Regionale del Monte Barro a seguito dell’introduzione di una specie americana, Orconectes limosus, e della peste del gambero. Circa una cinquantina di esemplari di O. limosus sono stati verosimilmente prelevati dalle aree a valle dei corpi idrici e introdotte in quelle a monte, dove la specie nativa ancora prosperava, provocandone l’estinzione. Lo studio è stato pubblicato da Marco Bonelli, Raoul Manenti e Davide Scaccini, che hanno evidenziato l’importanza delle aree protette come rifugi per le specie native, sempre più minacciate e confinate in tali aree, unitamente alla necessità di una loro corretta gestione, come riportato anche dall’Editore della rivista, Valerie Braun (http://epub.oeaw.ac.at/?arp=0x00369c67).
Ulteriori studi potranno valutare la possibilità di un’eventuale reintroduzione della specie nativa nelle aree dove questa era presente fino a pochi anni fa per ricostituirne le popolazioni.per modificare. Dal sito eco.mont (link esterno) è possibile scaricare il PDF dello studio. Aviva - assicurazione tra i leader in Europa e presente in Italia dal 1921 - ripete l’iniziativa del Community Fund, un fondo benefico a favore delle organizzazioni non profit attive a livello locale.
Come WWF Lecco abbiamo candidato per un contributo il nostro Progetto BarroBugBox, per la tutela degli impollinatori selvatici. Registrati sul sito Aviva Community Fund e vota il nostro progetto. Non ti costa nulla e con i tuoi 10 voti ci darai una mano a costruite un pezzo di tutela in più per la nostra piccola ma indispensabile biodiversità. Ricordate che Einstein legava al rischio della scomparsa delle api la nostra scomparsa, quindi... VOTATE! Si è concluso sabato 25 febbraio il corso di birdwatching "Ali sulle acque", organizzato da WWF Lecco in collaborazione con il Parco Monte Barro e il CROS (Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta) di Varenna, e dedicato al riconoscimento degli uccelli che frequentano i nostri specchi d'acqua: laghi e fiumi, stagni e paludi. Dopo le tre serate teoriche con i relatori Piero Bonvicini, Antonio Delle Monache e Gaia Bazzi, in cui sono state proiettate foto commentate e disegni utili a distinguere le diverse specie, l'uscita conclusiva si è svolta nella Riserva Naturale del Pian di Spagna, tra i comuni di Gera Lario, Domaso e Sorico, che hanno permesso bellissimi avvistamenti, non solo di avifauna, come testimonia la foto di Stefania Berna... Galleria fotograficaL'album fotografico è disponibile anche nella nostra galleria fotografica Flickr.
Lo scorso anno l’orso polare, quest’anno la tigre, dal WWF Lecco ancora un’importante donazione al WWF internazionale, per i progetti di tutela delle specie a rischio Il più grande felino viventeLa tigre (Panthera tigris) è il più grande felino del pianeta, si distingue per il suo mantello, che varia dall’arancione al giallo-marrone con striature longitudinali nere e marrone scuro, e il ventre bianco. I maschi e le femmine manifestano un comportamento sociale differente: le femmine vivono in gruppo circa 3 anni con i loro piccoli, finché questi non sono cresciuti abbastanza per cacciare le prede autonomamente. Il maschio è un cacciatore solitario. Si ciba prevalentemente di selvaggina e cinghiale. Può ingerire fino a 18 kg di carne in un solo pasto, per poi digiunare anche diversi giorni. Le dimensioni del suo territorio variano a seconda delle prede: in aree con scarse possibilità di caccia un esemplare maschio si muove su una superficie che può raggiungere i 1000 kmq. Da 100.000 a meno di quattromilaOggi questo animale è una delle specie più a rischio di estinzione. Si calcola che delle 100.000 tigri censite inizialmente si sia arrivati a un minimo di 3.200 esemplari. A novembre 2010 il WWF ha lanciato un summit sulla tigre, a San Pietroburgo, durante il quale è stato elaborato un piano di salvataggio della specie, con l’obiettivo di raddoppiare entro il 2022 la popolazione di tigri selvatiche. Nell’occasione I tredici paesi che ospitano le ultime tigri (Bangladesh, Bhutan, Cina, Cambogia, India, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam) si sono impegnati a proteggere meglio l’habitat di questi felini, a contrastare conseguentemente i bracconieri e il commercio con prodotti derivati dalle tigri. La principale minaccia per le tigri è rappresentata dal bracconaggio attività criminale, altamente organizzata, che vale molto denaro, poiché un singolo animale può rendere fino a 50.000 dollari nel mercato nero. Altrettanto drammatica è la progressiva scomparsa dell’habitat della tigre: l’uomo, sempre più alla ricerca di spazio in cui insediarsi, e la silvicoltura e l’agricoltura che non accennano a fermarsi. La foresta tropicale di Sumatra è vittima del disboscamento per far spazio alle piantagioni per la produzione di olio di palma e di cellulosa. Con la scomparsa dell’ambiente naturale si creano reazioni a catena: se la tigre non vive in uno spazio sufficientemente ampio diventa facile preda dei bracconieri. Inoltre, la ricerca di cibo si fa sempre più complessa, poiché riducendo l' estensione della foresta diminuiscono anche le prede. L'impegno del WWF internazionaleSono cinquant’anni, dal 1996, che Il WWF si impegna per la tutela di questa specie: oltre ad attuare progetti finalizzati alla salvaguardia dell’habitat della tigre e interventi per contrastare il bracconaggio, collabora con le popolazioni locali per promuovere attività alternative alla caccia di frodo e alla distruzione della foresta. Nel 2011, per la prima volta in un milione di anni, il numero di tigri è aumentato. Nel 2010 in India si contavano 1.400 esemplari, saliti l’anno dopo a 1.700. Il WWF ha selezionato sette regioni chiave in cui istituire aree protette per le tigri e sensibilizzare la popolazione sulla tutela di questi felini. Per stanare i bracconieri organizza inoltre vere e proprie ronde. Il WWF si batte anche contro il commercio illegale di parti di tigre, la cui domanda è in aumento da quando la medicina cinese tradizionale sta registrando un vero e proprio boom Oggi i dati più aggiornati parlano di circa 3.900 esemplari sparsi tra India, Siberia, Indonesia e Cina sudorientale. Da Lecco 2.000 Euro per la tigreDuemila euro dal WWF Lecco per l’orso bianco lo scorso anno, ora altri duemila euro per sostenere l’impegno del WWF internazionale per la tutela della tigre. Tutti i fondi che riusciamo a raccogliere grazie all’impegno dei nostri volontari viene “reinvestito in natura” -dichiara il Presidente del WWF Lecco, Lello Bonelli- Ci impegniamo e continueremo a farlo per la tutela del nostro territorio: penso ai progetti per la tutela del gambero di fiume e a quelli per favorire la presenza di insetti impollinatori, portati avanti con la collaborazione del Parco Monte Barro, penso all’impegno per contrastare le derivazioni idroelettriche che vanno a distruggere l’ambiente naturale dell’alta Valsassina, alla battaglia contro le follie del teleriscaldamento alimentato a rifiuti che soffocherebbe di inquinanti la Brianza lecchese… ma dobbiamo essere capaci di guardare anche al di là dei pochi chilometri quadrati che ci circondano e quindi di impegnarci, come rappresentanza della più grande associazione ambientalista nel mondo, anche per progetti di più ampio respiro: per favorire l’uso di fonti energetiche rinnovabili o per contrastare il consumo di suolo, per tutelare gli habitat polari dell’orso bianco o quelli asiatici della tigre.”. Il grazie del WWF internazionale...Dear Lello, ...accompagnato da un piccolo "gift"Si è tenuto a Padova dal 20 al 24 giugno il CNIE - XXV Congresso Nazionale Italiano di Entomologia, promosso dall'Accademia Nazionale Italiana di Entomologia e dalla Società Entomologica Italiana. Al congresso è stato presentato un poster relativo a BarroBugBox a titolo "Realizzazione e gestione di siti di nidificazione per i pronubi selvatici del Parco Monte Barro". Il progetto BarroBugBox, che vede protagonista il WWF Lecco in collaborazione con Parco Monte Barro e Apilombardia - Associazione Regionale Produttori Apistici, è stato avviato nel 2013 e ha l'intento di promuovere la presenza di insetti impollinatori selvatici presenti nel Parco Regionale del Monte Barro. Il Barro è un'area caratterizzata da un’elevata biodiversità floristica, con la presenza di circa 1100 specie vegetali (Brusa & Villa, 2015), molte delle quali ad impollinazione entomofila (quindi tramite l'intervento determinante di insetti). Il poster presentato ha riscosso grande interesse tra gli oltre trecento entomologi presenti al Congresso nazionale.
I gamberi di fiume autoctoni stanno subendo una rarefazione drammatica che, di anno in anno, sta portando, sia nel territorio lecchese che in tutto il nord-Italia, alla scomparsa di ormai quasi tutte le popolazioni esistenti. Un progetto di ricerca del Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con WWF Lecco e Parco Regionale Monte Barro è stato finanziato dall’importante organizzazione filantropica “The Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund”, con sede ad Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) e operativa a livello mondiale. L’obiettivo del progetto è di comprendere le cause di tale rarefazione e fornire indicazioni precise per la gestione delle popolazioni del gambero italiano Austropotamobius pallipes che ancora sopravvivono. Il progetto vedrà l’attuazione di un’attenta indagine su siti di presenza accertata fino al 2005 in diverse località prealpine e appenniniche del Nord Italia. Tale indagine servirà ad ottenere un quadro aggiornato delle cause che stanno determinando l’estinzione delle popolazioni di A. pallipes e a fornire delle indicazioni efficaci per proteggere il più rapidamente possibile le poche che ancora resistono. Inoltre all’interno del Parco Regionale del Monte Barro si effettuerà un tentativo di ripristino di un’importante popolazione di gamberi che è andata estinta nel 2013 in località San Michele (Galbiate), dove un’introduzione di probabile origine dolosa di gamberi alloctoni della specie Orconectes limosus, originari degli Stati Uniti orientali, ha infettato i gamberi autoctoni provocando nel giro di 24/48 ore la completa estinzione della popolazione presente in quella località. Orconectes limosus sono infatti portatori sani di un temibile fungo, detto “peste del gambero”, in grado di uccidere in pochi giorni intere popolazioni di gamberi nostrani. Referente per il WWF dell’importante progetto di studio e reintroduzione sarà il Dott. Raoul Manenti, vicepresidente dell’Associazione lecchese, che vediamo impegnato nelle immagini seguenti con alcuni attivisti WWF lecco, in attività di monitoraggio notturno del gambero di fiume. Maggiori dettagli sul progetto sono disponibili direttamente sul sito dell’organizzazione araba che ha assicurato il finanziamento: http://www.speciesconservation.org/case-studies-projects/white-clawed-crayfish/12949.
Aquile, nibbi, poiane, falchi... Affascinanti predatori dei cieli. Questo il tema del corso proposto da WWF Lecco, in collaborazione con il Parco Monte Barro e il CROS (Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta) di Varenna e con il patrocinio del Comune di Galbiate, nelle serate del 2-9-16 marzo. Relatore del corso Piero Bonvicini, laureato in Scienze Naturali, esperto ornitologo e appassionato birdwatcher, fondatore del CROS Varenna, caporedattore del relativo Annuario e responsabile della mailing-list locale CROSVARENNA. Referente per la provincia di Como dei censimenti IWC (International Waterbird Census), compie ricerche principalmente sui rapaci diurni e notturni. Proprio sul riconoscimento di rapaci ha tenuto corsi di formazione e aggiornamento rivolti al personale delle Polizie Provinciali di Como e Sondrio. Per la Provincia di Como, di cui è consulente, ha curato recentemente una ricerca triennale sulla popolazione di rapaci, in particolare di Aquila reale. Vanta al suo attivo la pubblicazione di decine di articoli su diverse riviste scientifiche e divulgative. La proposta è stata quella di un corso rivolto in particolare ad approfondire la conoscenza degli Accipitriformi e Falconiformi che frequentano il territorio italiano, con lezioni incentrate sull’analisi dei piumaggi e dei diversi morfismi di questi gruppi di uccelli, per arrivare al riconoscimento delle singole specie e delle diverse classi di età.
Il programma delle tre serate: Mercoledì 2 marzo:
Nonostante il caldo di questo mese di luglio... attivisti WWF Lecco al lavoro per la realizzazione di una pozza-nursery sperimentale per il gambero di fiume (Austropotamobius italicus), progetto in collaborazione con Parco Monte Barro, finalizzato alla conservazione della biodiversità naturale. Si tratta di interventi di adattamento e manutenzione di una piccola pozza naturale nei pressi di una sorgente presente all'interno del Parco, che consentano di rendere la stessa più favorevole alle esigenze ecologiche dei gamberi di fiume I primi lavori sono consistiti nello scavo e preparazione del sito. Nelle prossime settimane verranno eseguiti alcuni lavori di rifinitura dell'area e installata una strumentazione di videosorveglianza per verificare la frequentazione antropica e la presenza di eventuali predatori.
Il progetto è coordinato dal Dott. Raoul Manenti, vicepresidente WWF Lecco ed esperto astacologo.
Una giornata “spesa” per la natura quella di domenica 2 novembre per gli attivisti del WWF Lecco, impegnati nell’area protetta del Parco Regionale del Monte Barro con il rilascio di alcuni rapaci (tre sparvieri e un gheppio) e settanta passeriformi: sei cesene, quindici merli, sei tordi sasselli e quarantatre tordi bottacci, che gli attivisti del WWF Lecco hanno restituito alla vita libera. I rapaci sono stati tutti recuperati nelle scorse settimane con ferite da arma da fuoco e curati dai veterinari del CRAS WWF Valpredina per l’estrazione dei pallini di piombo conficcati nello sterno, alcuni con lesioni alle zampe o alle ali. Animali protetti dalla legislazione italiana ed europea ma ugualmente vittime di cacciatori senza scrupoli. Per quanto riguarda invece i passeriformi sono tutti uccelli da richiamo oggetto di sequestro dell’Autorità Giudiziaria perché detenuti illegalmente. La barbara pratica dei richiami vivi sopravvive ormai in poche regioni italiane, tra cui purtroppo la Lombardia. Nelle scorse settimane anche il Veneto ha detto basta, chiudendo tutti i roccoli di cattura e piegandosi finalmente alle norme europee che vietano la cattura degli uccelli con le reti. Ancora più recente, del 30 ottobre scorso, la diffida del Ministro per gli affari regionali alla Regione Emilia Romagna per lo stop agli impianti di cattura entro quindici giorni dall’atto (e quindi entro la metà di novembre). È solo questione di tempo e di maturazione della coscienza civile perché finalmente anche in Lombardia si arrivi alla chiusura e alla definitiva abolizione della caccia con utilizzo di richiami vivi, una delle tante “tradizioni” di violenza indegne di un paese civile. L’evento di liberazione è stato seguito da una piccola folla dove spiccava la presenza di tanti bambini, ammirati dallo sguardo dei rapaci e dal canto dei tordi, e chiusa con la liberazione di un simpatico riccio che si è subito avviato verso il bosco per cercare un riparo dove trascorrere il letargo invernale. Si tratta di azioni, come quella del bracconaggio di specie di uccelli protetti, che ignorano e calpestano le leggi che le comunità nazionali e internazionali si sono date per preservare questo pianeta e la nostra esistenza. Un vero e proprio saccheggio illegale di natura che produce localmente sofferenza, povertà e soprusi e che vale 213 miliardi di dollari all’anno, come denunciato dall’Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e dall’Interpol. Tra questi, il solo traffico di specie, che fa viaggiare da un continente all’altro avorio, corni di rinoceronte, pelli e legname, alimenta un giro di affari di 23 miliardi di dollari all’anno, ed è il quarto mercato illegale mondiale dopo droga, armi e esseri umani.
I crimini ambientali negano diritti umani, sicurezza, pace e sviluppo: sconfiggerli è la nuova vera sfida per la conservazione di questo pianeta e per il benessere delle generazioni future. Intanto nuove ali solcano i cieli lecchesi, segno concreto dell’impegno del WWF sul territorio. |