Il capanno
Sulle colline del lecchese e della bergamasca, ma anche nelle zone di pianura e purtroppo anche su alcuni specchi d'acqua, è possibile imbattersi nel capanno di caccia (casùtel).
Si tratta di una forma di caccia all'avifauna, abbastanza diffusa nel nostro territorio, che si esercita dall'interno di un capanno, su un terreno generalmente preparato e invitante per gli uccelli di passaggio, ricco quindi di pasture, alberi da frutto, piante, bacche...
Per attirare le possibili prede, è largamente diffuso l'utilizzo di richiami vivi, detenuti all'interno di gabbiette, che con il loro canto fungono appunto da "richiamo" per i loro simili.
Le prede più comuni, per il capannista, sono il Merlo, il Tordo bottaccio (durd), il Tordo Sassello (siis), e la Cesena (viscarda). E' permesso l'abbattimento di un numero massimo di 30 capi al giorno, e la caccia da capanno è consentita per un massimo di 55 giornate, nel corso della stagione venatoria. Inoltre in ogni capanno possono esercitare attività venatoria fino a un massimo di 3 cacciatori contemporaneamente...
Anche se solo in linea puramente teorica, quindi, ogni singolo capanno potrebbe rappresentare la fine del viaggio per 4.950 (quattromilanovecentocinquanta) capi all'anno!
Sugli specchi d'acqua invece, la caccia da capanno è rivolta soprattutto a palmipedi e trampolieri. Si tratta di una caccia con pesanti conseguenze, soprattutto per il disturbo che tale attività comporta per le popolazioni di anatre, anche a notevole distanza dall'appostamento fisso.
Tra le specie cacciabili, anche diverse anatre che meriterebbero sicuramente una maggiore tutela: la canapiglia, il mestolone, il codone, le piccole alzavole e marzaiole...
Le prede più frequenti di questo tipo di caccia sono la folaga, il germano reale, la gallinella d'acqua. E' permesso l'abbattimento fino a un massimo di 10 capi al giorno, tra palmipedi e trampolieri, per ogni cacciatore.
Fortunatamente, nella provincia di Lecco, gli appostamenti fissi sugli specchi d'acqua sono vietati, ad eccezione purtroppo di due capanni, uno sul Lago di Annone e uno alla foce dell'Adda in alto Lario.
Si tratta di una forma di caccia all'avifauna, abbastanza diffusa nel nostro territorio, che si esercita dall'interno di un capanno, su un terreno generalmente preparato e invitante per gli uccelli di passaggio, ricco quindi di pasture, alberi da frutto, piante, bacche...
Per attirare le possibili prede, è largamente diffuso l'utilizzo di richiami vivi, detenuti all'interno di gabbiette, che con il loro canto fungono appunto da "richiamo" per i loro simili.
Le prede più comuni, per il capannista, sono il Merlo, il Tordo bottaccio (durd), il Tordo Sassello (siis), e la Cesena (viscarda). E' permesso l'abbattimento di un numero massimo di 30 capi al giorno, e la caccia da capanno è consentita per un massimo di 55 giornate, nel corso della stagione venatoria. Inoltre in ogni capanno possono esercitare attività venatoria fino a un massimo di 3 cacciatori contemporaneamente...
Anche se solo in linea puramente teorica, quindi, ogni singolo capanno potrebbe rappresentare la fine del viaggio per 4.950 (quattromilanovecentocinquanta) capi all'anno!
Sugli specchi d'acqua invece, la caccia da capanno è rivolta soprattutto a palmipedi e trampolieri. Si tratta di una caccia con pesanti conseguenze, soprattutto per il disturbo che tale attività comporta per le popolazioni di anatre, anche a notevole distanza dall'appostamento fisso.
Tra le specie cacciabili, anche diverse anatre che meriterebbero sicuramente una maggiore tutela: la canapiglia, il mestolone, il codone, le piccole alzavole e marzaiole...
Le prede più frequenti di questo tipo di caccia sono la folaga, il germano reale, la gallinella d'acqua. E' permesso l'abbattimento fino a un massimo di 10 capi al giorno, tra palmipedi e trampolieri, per ogni cacciatore.
Fortunatamente, nella provincia di Lecco, gli appostamenti fissi sugli specchi d'acqua sono vietati, ad eccezione purtroppo di due capanni, uno sul Lago di Annone e uno alla foce dell'Adda in alto Lario.
Appostamento fisso e temporaneo
Si distinguono due tipi di capanno: fisso e temporaneo. L'appostamento fisso, generalmente in muratura o legno, è appunto una struttura "fissa", e deve sempre essere identificato e identificabile, tramite apposizione del numero di matricola all’esterno del capanno stesso; l'appostamento temporaneo (vietato, salvo alcune eccezioni, in zona Alpi) è un luogo di sosta temporaneo, costituito generalmente da un telo, da frasche o rami, e che deve invece essere smontato al termine di ogni giornata di caccia.
Le limitazioni alla caccia da capanno
Sono numerose le limitazioni dettate dalla legislazione venatoria alla caccia da capanno; ne segnaliamo soltanto alcune:
- L'appostamento deve trovarsi ad almeno 100 metri da immobili, stabili, fabbricati adibiti a uso abitazione o posto di lavoro, e ad almeno 50 metri da strade carrozzabili (escluse poderali e interpoderali).
- Salvo alcune eccezioni, l'appostamento temporaneo è vietato nella Zona faunistica delle Alpi.
- E' vietato il taglio di piante da frutto o interesse economico, per la preparazione
- Esistono precisi limiti minimi, per le dimensioni delle gabbie per la detenzione e il trasporto degli uccelli da richiamo
- E' poi assolutamente vietato l'uso di richiami acustici, meccanici, elettronici, così come è vietato l'uso, a fine di richiamo, di uccelli accecati, mutilati o legati per le ali. Segnalateci tempestivamente situazioni di questo tipo: si tratta di reati penali!
Cosa fare se troviamo un capanno
Durante un'escursione o una gita in campagna, è possibile che ci capiti di imbatterci in un capanno.
Generalmente ci si accorge della presenza di un appostamento fisso di caccia, oltre ovviamente che per la presenza del capanno, anche per un'anomala "pulizia" del territorio limitrofo.
Ovviamente il cacciatore mantiene "pulito" il terreno circostante il capanno, arricchendolo con piante e arbusti, non solo per un'improbabile animo ecologico, ma soprattutto perché queste condizioni favoriscono la sosta delle possibili prede.
ATTENZIONE: se il capanno è "attivo", e il cacciatore sta quindi esercitando attività venatoria dal suo interno, la presenza del capanno è avvertibile anche per il canto degli uccelli da richiamo (beh... qualche volta anche per gli spari...).
In questo caso vi consigliamo vivamente di mantenere le distanze dal capanno, anche per un minimo di cura della vostra incolumità personale... Se avete un cane con voi, richiamatelo e tenetelo vicino: potrebbe essere attirato dal canto degli uccelli da richiamo o dall'eventuale presenza di fauna abbattuta, e potrebbe essere indotto ad avvicinarsi, anche solo per gioco, al capanno.
Questo porterebbe quasi sicuramente a un'inutile e spiacevole discussione con il cacciatore, che, lo ricordiamo, finché si mantiene entro i limiti imposti dalla legislazione vigente, sta comunque esercitando un proprio diritto.
Generalmente ci si accorge della presenza di un appostamento fisso di caccia, oltre ovviamente che per la presenza del capanno, anche per un'anomala "pulizia" del territorio limitrofo.
Ovviamente il cacciatore mantiene "pulito" il terreno circostante il capanno, arricchendolo con piante e arbusti, non solo per un'improbabile animo ecologico, ma soprattutto perché queste condizioni favoriscono la sosta delle possibili prede.
ATTENZIONE: se il capanno è "attivo", e il cacciatore sta quindi esercitando attività venatoria dal suo interno, la presenza del capanno è avvertibile anche per il canto degli uccelli da richiamo (beh... qualche volta anche per gli spari...).
In questo caso vi consigliamo vivamente di mantenere le distanze dal capanno, anche per un minimo di cura della vostra incolumità personale... Se avete un cane con voi, richiamatelo e tenetelo vicino: potrebbe essere attirato dal canto degli uccelli da richiamo o dall'eventuale presenza di fauna abbattuta, e potrebbe essere indotto ad avvicinarsi, anche solo per gioco, al capanno.
Questo porterebbe quasi sicuramente a un'inutile e spiacevole discussione con il cacciatore, che, lo ricordiamo, finché si mantiene entro i limiti imposti dalla legislazione vigente, sta comunque esercitando un proprio diritto.