![]() Una serie di lavori di sbancamento della sponda antistante un cantiere nautico a Garlate hanno prodotto una nuova, ulteriore, devastante frammentazione dell’ormai esiguo e filiforme canneto che copre le sponde del lago di Garlate. L’intervento è stato autorizzato da una delibera per “la realizzazione di un piazzale con piattaforma gru, un pontile galleggiante con passerella per attracco natanti e relativa area di ormeggio”, emessa dalla Giunta Comunale di Garlate, “visto i pareri urbanistico-ambientali favorevoli espressi dal Parco Adda Nord e della Provincia di Lecco (Commissione Provinciale per il paesaggio) e il parere favorevole definitivo del Parco Adda Nord”. L’asportazione del canneto, delle zolle e la rimozione del sedimento hanno provocato la irreversibile perdita di preziosa vegetazione di ripa, con compromissione della stabilità delle porzioni rimaste. È risaputo che il canneto è in grado di resistere alla disgregazione provocata dal moto ondoso quanto più compatta e continua è la matassa dell’apparato radicale. A seguito dell’asportazione delle zolle di cannuccia le parti immediatamente confinanti saranno soggette a ulteriore disfacimento, accelerato poi dalla mancanza del substrato limaccioso, anch’esso asportato per tutta la lunghezza del fronte di cantiere. L’eventuale creazione di nuovo canneto in sostituzione di quello rimosso, prevista come misura compensativa a carico degli esecutori dell’opera, non dà assolutamente certezza di buona riuscita dell’attecchimento, essendo la vegetazione residuale esistente sul lago di Garlate la sola ad essere sopravvissuta nel tempo a tutti i fattori, ambientali e artificiali, che ne hanno condizionato l’insediamento e la crescita nei pochi tratti rimasti. Siamo convinti che non basti spostare delle zolle da una parte all’altra, poiché certamente vi sono circostanze ambientali non prevedibili che rischiano di rendere vana ed inutile l’operazione di rimpiazzo della porzione asportata. Il bilancio sarà quindi assolutamente in perdita nei prossimi anni in termini di superficie a canneto, con conseguenti pesanti ripercussioni sulle possibilità di riproduzione della ittiofauna e della avifauna del lago. Grave, e non secondario, sarà l’effetto di incremento del traffico dei natanti su uno specchio di acqua che è già interessato da un massiccio e stagionale passaggio di imbarcazioni. Difficile giustificare il tutto ponendo la condizione che le strutture non debbano “essere utilizzate per barche o natanti a motore alimentato con idrocarburi”, utopistico in quanto sul lago non si è mai affermata la navigazione a vela per ragioni ovvie legate alla dinamica dei venti ed oggettive per la presenza dei ponti carrabili che attraversano il tratto di fiume Adda a Lecco. Viste le problematiche già conclamate di convivenza della navigazione privata con gli altri sport acquatici che avremmo invece voluto vedere incentivati come il canottaggio, la canoa e la navigazione collettiva a scopo turistico, siamo certi che aumenteranno in futuro le conflittualità di queste con il diporto privato. Difficile non considerare poi l’impatto visivo e paesaggistico dei lavori, in quanto lasciano quanto meno perplessi le indicazioni della Commissione per il Paesaggio Provinciale tra cui spicca la richiesta che “la gru dovrà essere di colore grigio in modo da richiamare il cromatismo del corpo di fabbrica immediatamente retrostante”, come se una gru da 8 tonnellate (8 tonnellate!) sulla sponda del lago fosse meno brutta solo perché dello stesso grigio del capannone che gli fa da sfondo! Ancora una volta rimaniamo sconcertati dal fatto che il Parco Adda Nord, Ente preposto alla salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico, dopo avere inizialmente (2011) espresso parere negativo al progetto, abbia a distanza di pochi mesi cambiato idea e concesso l’autorizzazione alla realizzazione del cantiere in un’area soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale. Non comprendiamo come sia possibile ancora oggi non essersi resi conto che la capacità portante di questo specchio di acqua sta raggiungendo valori critici per ciò che riguarda la navigazione privata. Ci si chiede infine, stante la prossimità al SIC Lago di Olginate (Sito di Importanza Comunitaria), se sia stata effettuata la doverosa Valutazione di Incidenza ex DPR 357/97 sugli effetti dell'intervento, del cantiere e dell'opera sul sito di interesse comunitario, contiguo all’area dell’intervento, già pesantemente devastato da interventi antropici. Ricordiamo che anche se esterno al sito, ogni intervento suscettibile di arrecarvi impatti deve essere sottoposto a valutazione di incidenza, che analizzi anche il contesto di riferimento. Il DPR definisce infatti aree di collegamento ecologico funzionale “le aree che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d'acqua con le relative sponde, o i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi) o il loro ruolo di collegamento (come le zone umide e le aree forestali) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche”. Serve ricordare che il Lago di Garlate e quello di Olginate sono un continuus ininterrotto? In caso di carenza di tale Valutazione di Incidenza si potrebbe, nel caso di realizzazione dell'intervento, configurare addirittura l'integrazione del reato di distruzione o il deterioramento di habitat in sito naturale protetto, di nuovo inserimento nel Codice Penale all'art.733 bis . Se così fosse sarebbe opportuna la sospensione di ogni attività e l'attivazione in autotutela della procedura di valutazione di incidenza eventualmente omessa. L’Associazione WWF Lecco ha informato di quanto sopra il Servizio navale dei Carabinieri di Lecco, reparto specializzato anche in materia ambientale, per l’accertamento di eventuali violazioni alle normative vigenti. Valuteremo con molta attenzione tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto. (Comunicato Stampa del WWF Lecco del 5 giugno 2013). 8 giugno: |
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A quanto pare non avevamo tutti i torti...
Valuteremo con molta attenzione e con il supporto del nostro Ufficio Legale tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto.

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A seguito del vostro comunicato stampo vi comunichiamo la nostra risposta:
Spett.le associazione WWF sezione di Lecco,
sono il tecnico incaricato dalla società che ha realizzato le opere da voi così clamorosamente denunciate negli articoli apparsi su Lecco notizie e sul vostro sito. Con tutta la mia buona volontà di professionista ma soprattutto con la coscienza di cittadino attento anche alle ideologie ed agli impegni portati avanti dalla vostra associazione, non posso fare altro che contestare l’atteggiamento ed il messaggio da voi comunicato negli articoli riguardanti il lago di Garlate. Mi riferisco principalmente alla vostra poca informazione acquisita e dimostrata a riguardo e nello specifico alla poca conoscenza delle autorizzazioni resesi necessarie per poter realizzare quanto da voi catastroficamente descritto. Sommariamente vi elenco gli enti che hanno valutato la pratica rilasciandone parere positivo dopo aver consultato perizie avifaunistiche, biologiche e paesaggistiche a riguardo:
- Parco Adda Nord (sezione naturalistica e sezione paesaggistica);
- Provincia di Lecco (sezione naturalistica caccia e pesca e sezione paesaggistica);
- Sovrintendenza di Milano (incontro preventivo con Arch. Rostagno, 3 autorizzazioni successive per le pratiche edilizie presentate);
- Comune di Garlate (commissione del paesaggio, Giunta Comunale);
- Autorità del Bacino (conferenza di servizi con tutti gli enti preposti);
Con tutta probabilità ne ho anche dimenticato qualcuno.
Al di là di queste evidenze verificabili nell’iter di approvazione dei lavori, non si evince dal vostro articolo che a fronte di uno “SPOSTAMENTO” e ribadisco spostamento del canneto esistente in un luogo più consono e adatto alla riproduzione del Luccio ed alla nidificazione delle cannaiole o del tarabusino, si è ulteriormente piantumata una superficie di canneto che supera del doppio quello SPOSTATO.
Questo si può constatare in sito ed è stato programmato sotto la supervisione dei tecnici del Parco Adda e su controllo del Biologo, incaricato di ciò. È ovvio che si rimane allibiti quando un’ associazione come la vostra che gode di credibilità e stima per le battaglie intraprese pecchi di superficialità ricercando solo il clamore della cronaca mortificando l’intenso e coscienzioso lavoro svolto, supportato inoltre da una perizia avifaunistica redatta da un istituto accreditato che cita testualmente “… la limitata estensione della fascia a canneto interessata dall’opera e l’elevato disturbo antropico che già caratterizza l’area in oggetto, probabilmente minimizzano le reali possibilità di insediamento della specie.”
Spero che la mia esternazione un po’ polemica nei vostri confronti faccia scaturire un aggiustamento del tiro riguardante la polemica mediatica da voi superficialmente intrapresa anche per non sminuire l’impegno di tante persone che ripeto coscienziosamente hanno valutato la situazione compensandone e mitigandone gli effetti come prescritto ed ancor di più dalle normative vigenti.
Cordialmente
Ing. Camillo Lucio Filice