La Legge 10/2013 definisce l'albero monumentale come: l'albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l'albero secolare tipico, considerati entrambi come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali"
La longevità dei “patriarchi verdi” è oggetto di ricerca, perché potrebbe avere applicazioni ancora tutte da scoprire. Spiega Sandro Pignatti, professore emerito presso l’Università di Roma La Sapienza: «Le piante legnose, a differenza di altre che vivono solo un anno, hanno come caratteristica la possibilità di vivere decenni, secoli e alcune addirittura millenni. Al momento si pensa che il segreto della loro maggiore o minore longevità stia nelle caratteristiche del tronco, il quale ha un po’ la funzione che il terreno ha per l’erba. Le cellule viventi dell’albero, infatti, si sviluppano sul tronco, che è formato, per la maggior parte, da cellule morte. Quando queste collassano, l’albero muore. La durata media della vita di un albero, quindi, è legata alla qualità del materiale del tronco», dice. «Abbiamo così molti alberi che non superano il secolo, e lo stesso avviene per le palme, che non sono veri alberi. Però ci sono alberi che possono vivere anche 4.000 anni, come alcune specie di pino delle Montagne Rocciose (Pinus aristata, Pinus longaeva). In Italia le querce hanno tronchi che le fanno vivere anche per 500-600 anni, il tasso anche per un millennio, mentre l’ulivo può raggiungere e superare i 2.000 anni, anche se in questo caso un vecchio tronco viene spesso sostituito da uno nuovo. Un fattore genetico interno che offre agli alberi tali caratteristiche non è ancora noto».
In un periodo in cui il verde è sempre più aggredito dall’uomo, gli alberi monumentali non sono ancora sufficientemente protetti dalle leggi italiane. «Al momento ogni regione ha una propria legislazione», sottolinea Pompei del Corpo Forestale, «mentre sarebbe auspicabile un’azione del Ministero dell’Ambiente o dell’Agricoltura per unificare i vari registri in un unico inventario sottoposto a una medesima normativa nazionale».
La longevità dei “patriarchi verdi” è oggetto di ricerca, perché potrebbe avere applicazioni ancora tutte da scoprire. Spiega Sandro Pignatti, professore emerito presso l’Università di Roma La Sapienza: «Le piante legnose, a differenza di altre che vivono solo un anno, hanno come caratteristica la possibilità di vivere decenni, secoli e alcune addirittura millenni. Al momento si pensa che il segreto della loro maggiore o minore longevità stia nelle caratteristiche del tronco, il quale ha un po’ la funzione che il terreno ha per l’erba. Le cellule viventi dell’albero, infatti, si sviluppano sul tronco, che è formato, per la maggior parte, da cellule morte. Quando queste collassano, l’albero muore. La durata media della vita di un albero, quindi, è legata alla qualità del materiale del tronco», dice. «Abbiamo così molti alberi che non superano il secolo, e lo stesso avviene per le palme, che non sono veri alberi. Però ci sono alberi che possono vivere anche 4.000 anni, come alcune specie di pino delle Montagne Rocciose (Pinus aristata, Pinus longaeva). In Italia le querce hanno tronchi che le fanno vivere anche per 500-600 anni, il tasso anche per un millennio, mentre l’ulivo può raggiungere e superare i 2.000 anni, anche se in questo caso un vecchio tronco viene spesso sostituito da uno nuovo. Un fattore genetico interno che offre agli alberi tali caratteristiche non è ancora noto».
In un periodo in cui il verde è sempre più aggredito dall’uomo, gli alberi monumentali non sono ancora sufficientemente protetti dalle leggi italiane. «Al momento ogni regione ha una propria legislazione», sottolinea Pompei del Corpo Forestale, «mentre sarebbe auspicabile un’azione del Ministero dell’Ambiente o dell’Agricoltura per unificare i vari registri in un unico inventario sottoposto a una medesima normativa nazionale».
A Lecco sono censiti 84 alberi a carattere monumentale, appartenenti a 26 specie diverse. Le tipologie di ambiti in cui sono state censite le piante sono molto varie: si va dal giardino di alcune ville (sia private sia pubbliche), al parco pubblico, all’ambiente ripariale (come nel caso degli esemplari della zona del Bione e di Rivabella), al bosco (come ad esempio Montalbano, Campo di Boi e Monte Magnodeno).
L'immagine sopra riportata è un estratto del volume "Alberi monumentali in provincia di Lecco" che è disponibile per il download da questa pagina del sito ufficiale della Provincia di Lecco (link esterno).