Incontro pubblico venerdì 10 ottobre a Merone, promosso dal circolo ambiente Ilaria Alpi e dal Comitato Pendolari Ferrovia Como-Lecco, in collaborazione con WWF Lecco e Legambiente Como e con il patrocinio del Comune di Merone.
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Puntuale anche quest'anno l'appuntamento con la campagna di salvataggio dei rospi del Moregallo, nella zona Melgone/Onno.
L'inverno non inverno di quest'anno potrebbe darci delle sorprese, e la migrazione potrebbe partire già nei prossimi giorni, quindi preparatevi e state pronti. Avanti dunque! Non siate timidi nel dare le vostre disponibilità e diamo il via alla Campagna Salvataggio Rospi 2014. Per dare la propria disponibilità e per coordinare il tutto fate riferimento ai vari referenti serali riportati di seguito. Vi ricordo che ogni volontario dovrà essere munito di apposito giubbino catarifrangente, secchio, torcia elettrica con almeno 2/4 ore di autonomia (preferibilmente di tipo ricaricabile o con batterie ricaricabili), guanti leggeri e tanta buona volontà!! I coordinatori in genere hanno a disposizione qualche secchio, torcia e giubbetto in più da distribuire ai volontari, ma in numero molto limitato.. vi chiediamo quindi, nel limite del possibile, di venire con già tutto il necessario. Vi ricordo inoltre che è molto importante raccogliere i dati sugli andamenti della migrazione, quindi ogni sera sarà indispensabile tenere il conto degli individui in discesa e in risalita, divisi tra maschi e femmine, e anche del numero degli individui schiacciati dalle auto.. Questi dati andranno consegnati ogni sera prima di andare via al referente di turno, o, qualora non fosse possibile, mandati a me via e-mail o via sms, indicando anche la data e la località (Melgone - Cipressi - Onno). Di seguito riporto i riferimenti dei referenti per le varie sere, a cui far riferimento per le presenze e a cui dare i dati a fine serata.
Felice Farina (faunaviva.felice@gmail.com - cell. 349.5216020) Per chi fosse nuovo a questa esperienza...
...o se volete girare l'invito e la mai a nuovi possibili volontari, due brevi indicazioni, potrete poi chiedere al referente di serata ulteriori chiarimenti.
Il Rospo comune adulto (Bufo bufo il nome scientifico) vive stabilmente nel bosco durante l'anno, non è legato ad ambienti acquatici come le sue cugine rane, ma all'acqua deve andarci obbligatoriamente una volta all'anno per deporre le uova. Ci va ad inizio primavera, dopo il periodo di letargo invernale, vi si trattiene giusto qualche settimana, il tempo necessario per trovare un compagno/compagna e deporre le uova e poi torna subito nel bosco. Le uova sono racchiuse in lunghi filamenti gelatinosi che la femmina depone in acqua bassa attorcigliandoli a sassi o vegetazione per non farli portar via dalle onde. Mentre la femmina depone, il maschio prescelto, che è ben più piccolo, le sta saldamente aggrappato sul dorso e feconda le uova.
Purtroppo spesso capita che lungo il percorso che dal bosco dove vivono porta all'acqua dove si riproducono, siano costretti ad attraversare una o più strade.
Il rospo è lento, cammina o fa piccoli salti, e nell'attraversare la strada la probabilità che qualche auto lo investa è molto alta. Per questo è necessario operare con campagne di salvataggio. Nell'area in cui operiamo noi sono state posizionate barriere di plastica in entrambi i lati della strada o appena dentro il bosco, in modo da bloccare si la discesa che la successiva risalita dei rospi, che non sono in grado di scavalcarle, ed evitando così che finiscano in strada schiacciati dalle auto. I volontari, per tutta la durata della migrazione, percorrono la barriera a monte della strada, prendono i rospi che sono stati bloccati, li mettono in un secchio e li liberano in punti prestabiliti in riva al lago. Un lavoro analogo va fatto anche alla barriera a valle per riportare nel bosco gli individui che hanno già deposto le uova. Questo va fatto tutte le sere, in ogni condizione meteo, giorni feriali e festivi. Si inizia prima che faccia buio e si continua per 2, 3 o anche 4 ore, a seconda del periodo e dell'intensità dei passaggi. L'attività di monitoraggio
Per valutare lo stato di salute della popolazione noi operiamo anche un'attività di monitoraggio anno con anno, contando tutti i rospi che trasportiamo sia in discesa che in risalita, maschi e femmine. Distinguere i due sessi non è difficile perché le femmine sono molto più grosse, i maschi hanno cuscinetti nuziali ruvidi sulle dita delle zampe anteriori che servono a star meglio aggrappati alla femmina durante l'accoppiamento.
Solo i maschi, inoltre emettono il caratteristico canto. Per facilitare le operazioni di coordinamento è preferibile che chi vuole dare una mano si metta a disposizione per un giorno fisso a settimana (chi vuole può farne anche 2 o 3, non è vietato) per tutto il periodo, che grosso modo andrà avanti per da metà marzo fino verso la fine di aprile. Di seguito potete vedere qual'è l'area interessata dalle operazioni di salvataggio, che è divisa in tre tratti, da nord a sud: Onno, Cipressi e Melgone. Visualizza Operazione Salvataggio Rospi del Moregallo (LC) in una mappa di dimensioni maggiori
Dopo lunghe cure e terapie riabilitative presso il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) dell’Oasi WWF di Valpredina (BG), una poiana (Buteo buteo), uno sparviero (Accipiter nisus) e tre gheppi (Falco tinnunculus) hanno ripreso il volo dalle pendici del Monte Barro, in una bella giornata autunnale, seguiti dagli sguardi ammirati di numerosi presenti all’evento.
Nel pomeriggio, in un luogo più idoneo nei pressi del lago di Annone, la liberazione di uno splendido gufo di plaude (Asio flammeus), vittima di avvelenamento e anch’esso recuperato al volo dalle cure dei veterinari del CRAS WWF. A seguire il Consiglio Direttivo dell’Associazione e gli attivisti si sono riuniti per una prima programmazione delle attività 2014. Tante le idee, dai corsi naturalistici al monitoraggio delle specie aliene, dalle tradizionali uscite alla ricerca della salamandra nera al progetto di un giardino per farfalle, alle possibili sinergie con aziende agricole e produttori locali per la promozione di cibi a kilometro zero... oltre alla quotidiana attenzione per la tutela del territorio lecchese e della sua naturalità.“Le idee non ci mancano –dice il presidente Lello Bonelli- la loro possibile realizzazione dipenderà poi da tempo, risorse, e soprattutto dalle persone che ci vorranno dare una mano a concretizzarle. Ma giornate di impegno come quella di oggi e la presenza di tanti attivisti e persone che per la prima volta sono venute a conoscerci sono un segnale positivo per la continuità e la crescita dell’Associazione.” Intanto nuove ali solcano i cieli lecchesi, segno concreto dell’impegno del WWF sul territorio.
La notte al Pizzo Tronella
Nel weekend tra sabato 27 e domenica 28 luglio il WWF Lecco ha organizzato una escursione in alta Val Gerola alla ricerca della salamandra nera alpina (per info sul progetto: http://wwf.lecco.it/progetto-salamandra-atra.html) Nove "coraggiosi", tra attivisti e simpatizzanti sono saliti da Pescegallo (Gerola Alta) al Rifugio Salmurano dove hanno cenato e pernottato. Alle 2:50 (!), coordinati dal vice presidente WWF Lecco Dott. Raoul Manenti, sveglia e partenza per la zona del Pizzo Tronella. Notte fresca e umida, condizioni ottimali... Dopo circa 45 minuti di cammino ecco la prima Salamandra nera! Nell'arco di un paio d'ore sono state censiti e campionati sette esemplari, con rilevamento dei parametri ambientali dei luoghi di ritrovamento. Il rientro al Rifugio intorno alle 6.30, pronti per la colazione. Stanchi, assonnati, ma con la soddisfazione per tutti di un'esperienza unica. L'area di ritrovamento degli esemplari censiti non è molto lontana dalla zona della Val Biandino, dove il WWF Lecco aveva già organizzato alcune uscite lo scorso anno, purtroppo senza riscontri. L'augurio è che le condizioni ambientali permettano il diffondersi di questa popolazione, già segnalata nelle Orobie bergamasche e sondriesi e ancora in attesa del primo rilevamento nella nostra provincia. Di seguito le prime immagini della nottata, non le migliori, ma importanti come testimonianza! Una serie di lavori di sbancamento della sponda antistante un cantiere nautico a Garlate hanno prodotto una nuova, ulteriore, devastante frammentazione dell’ormai esiguo e filiforme canneto che copre le sponde del lago di Garlate. L’intervento è stato autorizzato da una delibera per “la realizzazione di un piazzale con piattaforma gru, un pontile galleggiante con passerella per attracco natanti e relativa area di ormeggio”, emessa dalla Giunta Comunale di Garlate, “visto i pareri urbanistico-ambientali favorevoli espressi dal Parco Adda Nord e della Provincia di Lecco (Commissione Provinciale per il paesaggio) e il parere favorevole definitivo del Parco Adda Nord”. L’asportazione del canneto, delle zolle e la rimozione del sedimento hanno provocato la irreversibile perdita di preziosa vegetazione di ripa, con compromissione della stabilità delle porzioni rimaste. È risaputo che il canneto è in grado di resistere alla disgregazione provocata dal moto ondoso quanto più compatta e continua è la matassa dell’apparato radicale. A seguito dell’asportazione delle zolle di cannuccia le parti immediatamente confinanti saranno soggette a ulteriore disfacimento, accelerato poi dalla mancanza del substrato limaccioso, anch’esso asportato per tutta la lunghezza del fronte di cantiere. L’eventuale creazione di nuovo canneto in sostituzione di quello rimosso, prevista come misura compensativa a carico degli esecutori dell’opera, non dà assolutamente certezza di buona riuscita dell’attecchimento, essendo la vegetazione residuale esistente sul lago di Garlate la sola ad essere sopravvissuta nel tempo a tutti i fattori, ambientali e artificiali, che ne hanno condizionato l’insediamento e la crescita nei pochi tratti rimasti. Siamo convinti che non basti spostare delle zolle da una parte all’altra, poiché certamente vi sono circostanze ambientali non prevedibili che rischiano di rendere vana ed inutile l’operazione di rimpiazzo della porzione asportata. Il bilancio sarà quindi assolutamente in perdita nei prossimi anni in termini di superficie a canneto, con conseguenti pesanti ripercussioni sulle possibilità di riproduzione della ittiofauna e della avifauna del lago. Grave, e non secondario, sarà l’effetto di incremento del traffico dei natanti su uno specchio di acqua che è già interessato da un massiccio e stagionale passaggio di imbarcazioni. Difficile giustificare il tutto ponendo la condizione che le strutture non debbano “essere utilizzate per barche o natanti a motore alimentato con idrocarburi”, utopistico in quanto sul lago non si è mai affermata la navigazione a vela per ragioni ovvie legate alla dinamica dei venti ed oggettive per la presenza dei ponti carrabili che attraversano il tratto di fiume Adda a Lecco. Viste le problematiche già conclamate di convivenza della navigazione privata con gli altri sport acquatici che avremmo invece voluto vedere incentivati come il canottaggio, la canoa e la navigazione collettiva a scopo turistico, siamo certi che aumenteranno in futuro le conflittualità di queste con il diporto privato. Difficile non considerare poi l’impatto visivo e paesaggistico dei lavori, in quanto lasciano quanto meno perplessi le indicazioni della Commissione per il Paesaggio Provinciale tra cui spicca la richiesta che “la gru dovrà essere di colore grigio in modo da richiamare il cromatismo del corpo di fabbrica immediatamente retrostante”, come se una gru da 8 tonnellate (8 tonnellate!) sulla sponda del lago fosse meno brutta solo perché dello stesso grigio del capannone che gli fa da sfondo! Ancora una volta rimaniamo sconcertati dal fatto che il Parco Adda Nord, Ente preposto alla salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico, dopo avere inizialmente (2011) espresso parere negativo al progetto, abbia a distanza di pochi mesi cambiato idea e concesso l’autorizzazione alla realizzazione del cantiere in un’area soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale. Non comprendiamo come sia possibile ancora oggi non essersi resi conto che la capacità portante di questo specchio di acqua sta raggiungendo valori critici per ciò che riguarda la navigazione privata. Ci si chiede infine, stante la prossimità al SIC Lago di Olginate (Sito di Importanza Comunitaria), se sia stata effettuata la doverosa Valutazione di Incidenza ex DPR 357/97 sugli effetti dell'intervento, del cantiere e dell'opera sul sito di interesse comunitario, contiguo all’area dell’intervento, già pesantemente devastato da interventi antropici. Ricordiamo che anche se esterno al sito, ogni intervento suscettibile di arrecarvi impatti deve essere sottoposto a valutazione di incidenza, che analizzi anche il contesto di riferimento. Il DPR definisce infatti aree di collegamento ecologico funzionale “le aree che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d'acqua con le relative sponde, o i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi) o il loro ruolo di collegamento (come le zone umide e le aree forestali) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche”. Serve ricordare che il Lago di Garlate e quello di Olginate sono un continuus ininterrotto? In caso di carenza di tale Valutazione di Incidenza si potrebbe, nel caso di realizzazione dell'intervento, configurare addirittura l'integrazione del reato di distruzione o il deterioramento di habitat in sito naturale protetto, di nuovo inserimento nel Codice Penale all'art.733 bis . Se così fosse sarebbe opportuna la sospensione di ogni attività e l'attivazione in autotutela della procedura di valutazione di incidenza eventualmente omessa. L’Associazione WWF Lecco ha informato di quanto sopra il Servizio navale dei Carabinieri di Lecco, reparto specializzato anche in materia ambientale, per l’accertamento di eventuali violazioni alle normative vigenti. Valuteremo con molta attenzione tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto. (Comunicato Stampa del WWF Lecco del 5 giugno 2013). 8 giugno: |
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A quanto pare non avevamo tutti i torti...
Dopo un primo atto amministrativo del Sindaco di Garlate (ordinanza nr. 13 del 6/6/2013) che immediatamente ordinava la sospensione dei lavori, seguito a novembre da un’ordinanza di ripristino (nr. 29 del 26/11/2013) determinata dal fatto “che quanto realizzato non coincide planimetricamente con quanto autorizzato”, a distanza di nove mesi dalla nostra denuncia, ora anche il Parco Adda Nord annulla tutti gli atti autorizzativi con una determinazione (nr. 39 del 12/3/2014) di annullamento in autotutela, per “rinnovata valutazione dell’interesse pubblico originario da tutelare, con riferimento ad ambienti di particolare rilevanza paesistica, ecologica e naturalistica … nonché nello specifico a canneti e siti riproduttivi per l’ittiofauna”.
Valuteremo con molta attenzione e con il supporto del nostro Ufficio Legale tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto.
Valuteremo con molta attenzione e con il supporto del nostro Ufficio Legale tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto.
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Proseguono senza sosta le attività dell’Associazione WWF Lecco: gli attivisti sono impegnati su due fronti, con un progetto di ricerca sulle popolazioni di gambero di fiume presenti nei torrenti del Monte Barro.
E' in corso un monitoraggio che interessa sia i tratti di ruscelli posti all'interno dei confini del Parco (dove sono presenti i gamberi nostrani) sia i tratti alla foce dove c'è potenzialmente il rischio che si insedino i gamberi alloctoni e risalendo entrino in contatto con esemplari della specie nostrana, infettandoli.
E' prevista anche una caratterizzazione della comunità di invertebrati acquatici di ogni tratto monitorato e di qualche variabile ambientale indicativa dello stato di salute dei ruscelli.
I lavori sono iniziati a fine aprile con termine indicativo a novembre 2013. Al termine è prevista la stesura di una relazione conclusiva con i risultati dell’indagine.
A questo link alcune immagini e la galleria fotografica delle attività di campo.
E' in corso un monitoraggio che interessa sia i tratti di ruscelli posti all'interno dei confini del Parco (dove sono presenti i gamberi nostrani) sia i tratti alla foce dove c'è potenzialmente il rischio che si insedino i gamberi alloctoni e risalendo entrino in contatto con esemplari della specie nostrana, infettandoli.
E' prevista anche una caratterizzazione della comunità di invertebrati acquatici di ogni tratto monitorato e di qualche variabile ambientale indicativa dello stato di salute dei ruscelli.
I lavori sono iniziati a fine aprile con termine indicativo a novembre 2013. Al termine è prevista la stesura di una relazione conclusiva con i risultati dell’indagine.
A questo link alcune immagini e la galleria fotografica delle attività di campo.
Contemporaneamente gli attivisti sono impegnati anche con il progetto BarroBugBox, con cui il WWF lecchese grazie alla collaborazione con Parco Monte Barro e Apilombardia (Associazione Regionale Produttori Apistici) lancia un’iniziativa per contribuire a fermare il declino degli insetti impollinatori.
Esistono prove scientifiche di un continuo declino di impollinatori selvatici, determinato da diversi fattori tra cui la scomparsa dei loro habitat naturali e la conseguente scarsità di luoghi di nidificazione: nasce così l’iniziativa “BarroBugBox 2013” promossa dal WWF Lecco che con la collaborazione di Parco Monte Barro e Apilombardia valuterà tempi, luoghi e modalità per il posizionamento di nidi artificiali per gli insetti, nell’ambito di un progetto finalizzato a favorire la presenza di impollinatori e il conseguente incremento delle specie floristiche tipiche dei prati magri del Barro. Il posizionamento, la manutenzione e il rilevamento dei risultati sarà operato direttamente dagli attivisti dell’Associazione WWF Lecco.Le prime bugbox sono state posizionate entro i confini del Parco Monte Barro. Sulla base dei risultati che saranno raccolti e resi pubblici, l’Associazione auspica di poter allargare l’iniziativa ad altre aree del territorio provinciale, a cominciare dai Parchi e dalle aree protette, ma rivolgendosi anche ai Comuni, alle aziende o a privati cittadini interessati alla proposta, che possano rendere disponibili aree verdi naturali a prato o piantumate a ortaggi o alberi da frutto (ovviamente non trattate con antiparassitari, diserbanti o altri veleni purtroppo molto diffusi in agricoltura) e che possano ospitare le bugbox del WWF.
Le casette per gli insetti sono poco ingombranti, non necessitano di particolare manutenzione e rappresentano un importante contributo per l’impollinazione naturale, oltre a rappresentare un impegno per preservare la varietà della natura e per migliorarla con iniziative concrete.
A questo link alcune immagini dell'impegno degli attivisti WWF Lecco per il posizionamento delle bugbox nelle località Prà Pozzetto, Costaperla, Sentiero botanico e Baita Pescate.
Esistono prove scientifiche di un continuo declino di impollinatori selvatici, determinato da diversi fattori tra cui la scomparsa dei loro habitat naturali e la conseguente scarsità di luoghi di nidificazione: nasce così l’iniziativa “BarroBugBox 2013” promossa dal WWF Lecco che con la collaborazione di Parco Monte Barro e Apilombardia valuterà tempi, luoghi e modalità per il posizionamento di nidi artificiali per gli insetti, nell’ambito di un progetto finalizzato a favorire la presenza di impollinatori e il conseguente incremento delle specie floristiche tipiche dei prati magri del Barro. Il posizionamento, la manutenzione e il rilevamento dei risultati sarà operato direttamente dagli attivisti dell’Associazione WWF Lecco.Le prime bugbox sono state posizionate entro i confini del Parco Monte Barro. Sulla base dei risultati che saranno raccolti e resi pubblici, l’Associazione auspica di poter allargare l’iniziativa ad altre aree del territorio provinciale, a cominciare dai Parchi e dalle aree protette, ma rivolgendosi anche ai Comuni, alle aziende o a privati cittadini interessati alla proposta, che possano rendere disponibili aree verdi naturali a prato o piantumate a ortaggi o alberi da frutto (ovviamente non trattate con antiparassitari, diserbanti o altri veleni purtroppo molto diffusi in agricoltura) e che possano ospitare le bugbox del WWF.
Le casette per gli insetti sono poco ingombranti, non necessitano di particolare manutenzione e rappresentano un importante contributo per l’impollinazione naturale, oltre a rappresentare un impegno per preservare la varietà della natura e per migliorarla con iniziative concrete.
A questo link alcune immagini dell'impegno degli attivisti WWF Lecco per il posizionamento delle bugbox nelle località Prà Pozzetto, Costaperla, Sentiero botanico e Baita Pescate.
L'Associazione WWF Lecco, in collaborazione con il Parco Monte Barro, il patrocinio del Comune di Galbiate e il supporto tecnico di Kapriol, propone un corso alla scoperta delle abitudini e delle caratteristiche di animali davvero poco conosciuti, ma molto particolari e di grande importanza per la biodiversità, ovvero gli organismi che popolano le grotte e le acque sotterranee.
Da più di 40 anni il WWF si occupa di aree protette e gestisce direttamente oltre 100 Oasi in Italia, per un totale di circa 30.000 ettari. Le Oasi rappresentano il miglior modello di sistema integrato di gestione di aree protette in Italia e rappresentano il più grande progetto di conservazione della biodiversità del WWF Italia.
Il Lago di Alviano, in provincia di Terni, è una delle più grandi Oasi del WWF Italia. L'area comprende tutti gli ambienti tipici delle zone umide ad acqua dolce: palude, stagno, acquitrini, marcita, bosco igrofilo, tra i più estesi dell'Italia centrale.
Con le alluvioni del 13 novembre 2012 santuari per habitat e specie in via di estinzione e delicati ecosistemi protetti grazie all’azione di tutela del WWF Italia e al sostegno dei cittadini, sono diventati un luogo dove regna la devastazione con allagamenti che hanno travolto ponti, cartelli, staccionate, bacheche, sommerso osservatori per uccelli, isolotti e rifugi per animali, interrotto strade e sentieri e gonfiato stagni e lagune in grado di contenere l’acqua che altrimenti si sarebbe ulteriormente riversata sulle abitazioni e sulla popolazione.
È il prezzo pagato da alcune delle più preziose Oasi fluviali del WWF tra cui appunto Alviano, in Umbria, letteralmente inondata e con gravissimi danni alle strutture. L’Oasi inondata dalla piena del Tevere è finita per ben 4 metri sotto il livello d’acqua e risulta aver subito danni per molte decine di migliaia di euro.
Dalla pagina Facebook dell'Oasi alcune immagini della devastazione causata dall'alluvione:
Il Lago di Alviano, in provincia di Terni, è una delle più grandi Oasi del WWF Italia. L'area comprende tutti gli ambienti tipici delle zone umide ad acqua dolce: palude, stagno, acquitrini, marcita, bosco igrofilo, tra i più estesi dell'Italia centrale.
Con le alluvioni del 13 novembre 2012 santuari per habitat e specie in via di estinzione e delicati ecosistemi protetti grazie all’azione di tutela del WWF Italia e al sostegno dei cittadini, sono diventati un luogo dove regna la devastazione con allagamenti che hanno travolto ponti, cartelli, staccionate, bacheche, sommerso osservatori per uccelli, isolotti e rifugi per animali, interrotto strade e sentieri e gonfiato stagni e lagune in grado di contenere l’acqua che altrimenti si sarebbe ulteriormente riversata sulle abitazioni e sulla popolazione.
È il prezzo pagato da alcune delle più preziose Oasi fluviali del WWF tra cui appunto Alviano, in Umbria, letteralmente inondata e con gravissimi danni alle strutture. L’Oasi inondata dalla piena del Tevere è finita per ben 4 metri sotto il livello d’acqua e risulta aver subito danni per molte decine di migliaia di euro.
Dalla pagina Facebook dell'Oasi alcune immagini della devastazione causata dall'alluvione:
Nonostante l’impegno dei volontari del WWF Terni e degli attivisti dell’Oasi, da subito impegnati per la ricostruzione, Alviano sarà costretta a chiudere al pubblico per molti mesi.
L'Associazione WWF Lecco si sente vicina agli amici del WWF Terni e dell'Oasi WWF di Alviano. Per questo motivo ha deciso di destinare la cifra 1.000,00€ per i lavori di ricostruzione dell'Oasi.
E' un piccolo contributo, ma una voce significativa del nostro bilancio, che rappresenta lo sforzo e l'impegno degli attivisti del WWF Lecco nell'organizzazione di serate, corsi, uscite naturalistiche, tavoli in piazza di raccolta fondi... Lo diciamo sempre, per ogni euro raccolto in occasione di questi eventi, che "i fondi saranno interamente utilizzati per i fini istituzionali e la mission del WWF".
Oggi questo impegno lo traduciamo in un atto concreto di solidarietà verso gli amici del WWF Terni.
Siamo con voi e vogliamo presto rivedere l'Oasi di Alviano solcata dal volo del martin pescatore e del cavaliere d'Italia, colorata dalle ali delle farfalle, percorsa dallo strisciare dei biacchi, piena del gracidare dei rospi e ricca di tutte le forme di biodiversità che la rendono unica. E vogliamo rivederla presto aperta al pubblico, alle scuole, ai bambini, che potranno tornare a scoprire in quest'angolo di Umbria la bellezza della natura e dell'impegno del WWF per la tutela dell'ambiente.
Coraggio! Dal WWF Lecco, SIAMO CON VOI!!!
L'Associazione WWF Lecco si sente vicina agli amici del WWF Terni e dell'Oasi WWF di Alviano. Per questo motivo ha deciso di destinare la cifra 1.000,00€ per i lavori di ricostruzione dell'Oasi.
E' un piccolo contributo, ma una voce significativa del nostro bilancio, che rappresenta lo sforzo e l'impegno degli attivisti del WWF Lecco nell'organizzazione di serate, corsi, uscite naturalistiche, tavoli in piazza di raccolta fondi... Lo diciamo sempre, per ogni euro raccolto in occasione di questi eventi, che "i fondi saranno interamente utilizzati per i fini istituzionali e la mission del WWF".
Oggi questo impegno lo traduciamo in un atto concreto di solidarietà verso gli amici del WWF Terni.
Siamo con voi e vogliamo presto rivedere l'Oasi di Alviano solcata dal volo del martin pescatore e del cavaliere d'Italia, colorata dalle ali delle farfalle, percorsa dallo strisciare dei biacchi, piena del gracidare dei rospi e ricca di tutte le forme di biodiversità che la rendono unica. E vogliamo rivederla presto aperta al pubblico, alle scuole, ai bambini, che potranno tornare a scoprire in quest'angolo di Umbria la bellezza della natura e dell'impegno del WWF per la tutela dell'ambiente.
Coraggio! Dal WWF Lecco, SIAMO CON VOI!!!
"Grazie mille per il vostro aiuto che insieme a quello degli altri servirà alla ricostruzione dell'Oasi" | "Ringrazio di cuore e non ho parole e gratitudine per il gesto che avete fatto" |
Dopo un rinvio della data inizialmente prevista, causato dal maltempo, oggi si è tenuta la terza edizione del corso "Dry Stone Wall" sulle tecniche di costruzione dei muri a secco. L'evento proposto da WWF Lecco e Parco Monte Barro, è stato coordinato da Michele Wolfger di Giardinarte, esperto conoscitore della materia e libero professionista specializzato nella realizzazione di muri a secco. I muri a secco rappresentano affascinanti manufatti, elementi del paesaggio tipici dei terrazzamenti del monte Barro e della collina brianzola, ma sono anche un habitat importante per varie forme di vita vegetale e animale favorendo quindi la salvaguardia del territorio e la biodiversità.
Nel 2010 la prima esperienza di questo tipo portò al recupero di un muro di sostegno in località Camporeso, sotto la zona delle falesie. Nel 2011 è stata la volta di un tratto di muro nei pressi della Baita Alpini di Galbiate.
Quest'anno si è invece lavorato nella zona dei Piani Barra.
"Click" per visualizzare e aree di intervento degli ultimi tre anni:
Nel 2010 la prima esperienza di questo tipo portò al recupero di un muro di sostegno in località Camporeso, sotto la zona delle falesie. Nel 2011 è stata la volta di un tratto di muro nei pressi della Baita Alpini di Galbiate.
Quest'anno si è invece lavorato nella zona dei Piani Barra.
"Click" per visualizzare e aree di intervento degli ultimi tre anni:
La caratteristica dell'intervento di quest'anno, rispetto ai corsi del 2010 e 2011, è stata proprio nella tipologia di muro a secco: nei due anni scorsi si era lavorato su muri "di sostegno", mentre quest'anno si è trattato di un "muro a libero stato", libero su entrambi i lati e quindi con una diversa tecnica costruttiva.
Causa avverse condizioni meteo, il corso, inizialmente previsto per il 27 ottobre, è stato rimandato ad oggi: otto coraggiosi presenti su venticinque iscritti, nonostante tempo umido, piovoso e freddo, hanno resistito per circa tre ore, poi hanno deciso di continuare sabato prossimo, 17 novembre. Non ci ferma nessuno!
Di seguito alcune nebbiose immagini della giornata di oggi.
Causa avverse condizioni meteo, il corso, inizialmente previsto per il 27 ottobre, è stato rimandato ad oggi: otto coraggiosi presenti su venticinque iscritti, nonostante tempo umido, piovoso e freddo, hanno resistito per circa tre ore, poi hanno deciso di continuare sabato prossimo, 17 novembre. Non ci ferma nessuno!
Di seguito alcune nebbiose immagini della giornata di oggi.
Domenica 21 ottobre attivisti, volontari e simpatizzanti dell'Associazione saranno impegnati in un intervento di pulizia e manutenzione naturalistica degli stagni di Costa Perla e Prà Pozzetto, all'interno del Parco Monte Barro.
Si tratta di un'attività periodica concordata con la Direzione del Parco, che rientra in un più ampio progetto a favore della batracofauna presente nell’area protetta.
L'ultimo intervento del WWF lecchese risale all'ottobre del 2009 e le immagini di quella giornata sono disponibili in questa galleria fotografica: https://flic.kr/s/aHskwHZrJF.
Si tratta di un'attività periodica concordata con la Direzione del Parco, che rientra in un più ampio progetto a favore della batracofauna presente nell’area protetta.
L'ultimo intervento del WWF lecchese risale all'ottobre del 2009 e le immagini di quella giornata sono disponibili in questa galleria fotografica: https://flic.kr/s/aHskwHZrJF.